#vogliamoilcontratto
UIL Scuola: Gli insegnanti non chiedono mance: pretendono stipendi dignitosi. Il personale scolastico merita di essere valorizzato. Si abbandonino strade sbagliate, ancorché lastricate di buone intenzioni.
Apprendiamo a mezzo stampa che l’Assessore provinciale all’Istruzione starebbe lavorando ad un disegno di legge volto a riformare la scuola. La preoccupazione nasce nel leggere come la riforma si fondi sulla valutazione dei docenti: sulla possibilità di pesare il diverso merito degli insegnanti e, quindi, attribuire loro un premio.
È un indirizzo che UIL Scuola ha da sempre osteggiato, non solo a Roma, ma anche a Trento: altre Organizzazioni sindacali hanno accolto la valorizzazione trentina come “cosa buona e giusta. Da sperimentare, da offrire anche ai colleghi precari”. Noi no. Non la UIL Scuola. La legge provinciale, infatti, rimanda a criteri e modalità di attribuzione decisamente confuse. Chiaro il disegno: stipendi non adeguati (tra i più bassi di Europa) e disponibilità ad elargire mance. Presti attenzione il nostro Assessore: non di rado le mance vanno a premiare i lavoratori obbedienti, magari di lungo corso. La competenza spesso è creativa, è divergente, è contrastiva.
In Trentino, ad ogni buon conto, la legge provinciale ha permesso di attribuire denaro senza alcun effettivo controllo: nessuna reale, concreta informazione su dove, come e a chi siano state attribuite le risorse. Ricordo a tal proposito, perché sicuramente la legge sulla Scuola dovrà essere cambiata, come il Consiglio di Stato si sia pronunciato con chiarezza, in relazione all’attribuzione delle risorse aggiuntive a scuola: il Dirigente Scolastico deve fornire alle Organizzazioni Sindacali puntuale informazione successiva. E questo perché si ha necessità non solo di poter controllare ogni attribuzione di denaro pubblico, ma anche perché vi è obbligo di poter verificare che i contratti decentrati sottoscritti siano rispettati.
“Nulla di estremamente preoccupante, nulla di mai visto prima” – ci verranno a dire. E pur tuttavia una Scuola di qualità si basa sull’autonomia scolastica, sulla capacità delle singole Scuole – delle Comunità scolastiche di progettare la propria offerta formativa (ovviamente dentro un quadro di norme prescrittive nazionali e provinciali): siamo sicuri che l’obolo del merito non rischi di diventare strumento atto a piegare la libertà d’insegnamento?
All’Assessore chiediamo di non seguire prezzolate sirene dallo stonato canto, pronte a proporre ricette malsane per i nostri ragazzi ed indigeste per gli insegnanti. Modalità oggettive e misurabili, per premiare chi vuole spendere maggiormente la propria professionalità, già ci sono: il Collegio dei Docenti da sempre delibera l’intera propria offerta formativa. Al suo interno le attività aggiuntive, la formazione e l’aggiornamento, le attività di coordinamento, … Sulla scorta delle misure di legge introdotte dagli ultimi governi nazionali, si inviino alle Scuole le risorse della valorizzazione senza vincolo di destinazione. Saranno le Comunità scolastiche ed i loro organi di autogoverno a indirizzare le risorse aggiuntive.
Di Fiore: “quella della valorizzazione del merito, quella della chiamata diretta da ambito territoriale sono ricette malsane, avvelenate, che i docenti hanno prontamente restituito ai loro ideatori. Che ne hanno pagato lo scotto. Vero meccanismo premiale? Si rinnovino tempestivamente i nostri Contratti. Il Protocollo è stato firmato il 13 gennaio: UIL Scuola chiede tempestiva convocazione!”